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Sul senso degli actual play

Capita spesso di chiedersi come siano nati, o a cosa servano. Per quel poco che ne so gli actual play (quelli veri) sono nati per ancorare le discussioni sui giochi di ruolo al concreto.

In ambito tradizionale capitava spesso di sentire discussioni sulle mille potenziali e pericolose interazioni di Dominazione 9 con Demenza 7, specialmente da parte di persone che non giocavano a Vampiri (ma che sapevano recitare a memoria il manuale) e senza che a nessuno fosse mai successo di avere personaggi con questi cotali livelli nelle Discipline.

Il senso è questo: parlare di cose concrete. “A me è capitato questo e non sapevo come risolverlo”, oppure “a me è capitato questo e lo abbiamo gestito così” ecc.

In questo un actual play si distingue fondamentalmente da un resoconto di una sessione tradizionale, laddove spesso si metteva nero su bianco solo la fiction, tagliando tutto quello che avveniva al tavolo, perché rendeva brutto il testo. Lo so perché lo pensavo anche io. Il senso di un actual play invece è vedere come la fiction generata al tavolo passi attraverso la socialità del tavolo stesso: “Abbiamo fatto così, ma Matteo non era d’accordo dicendo che…”, oppure “A questa conclusione siamo arrivati guardandoci negli occhi con una forte intesa”.

Un’altra cosa interessante degli actual play è che spiegano molto concretamente ad un interessato al gioco cosa succede al tavolo quando si gioca, cosa che nessuna trascrizione tradizionale di sessione (solo fiction) potrebbe mai fare.

Spero di essere stato chiaro e terra terra.


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