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Sii un fan dei personaggi dei giocatori

[cfr. Il Mondo dell’Apocalisse, p. 110; o Monsterhearts, p. 108]

Ormai diversi anni fa facevo il GM per Dragonlance con D&D 3.5. Facevo un gran lavoro a monte sulla storia, preoccupandomi di non mandare tutto in hack & slash, cercavo di trattare i personaggi dei giocatori come delle persone con un pensiero complesso, autentico; delle persone insomma. Alcuni dei giocatori mi venivano anche appresso, altri se ne fregavano un po’ di piú e, alla fine, volevano solo picchiare o poco piú (il che era anche legittimo, mi dico ora).

Ad un certo punto qualcosa si è rotto in me: mi ero appassionato alle storie dei personaggi dei giocatori, mi ero innamorato di loro come si fa con alcuni personaggi veramente ben fatti nelle serie TV. Avevo un problema: non potevo piú ucciderli, cosí, a caso. Questo in D&D 3.5 non può essere: sappiamo benissimo che i personaggi possono essere chiamati dalla morte in qualsiasi momento, senza alcun riguardo alla fiction. Il sistema non mi aiutava e io non baravo ormai da tempo (già allora avevo capito che pretendere di usare un sistema, se poi devi barare, non ha senso e, oltretutto, ritenevo che fosse una mancanza di rispetto – o di sincerità, se volete – nei confronti dei giocatori): non potevo piú giocare a Dragonlance con D&D 3.5, non io almeno.

Questa breve riflessione vuole essere solo un modo per dire che mi piace l’idea di “essere un fan dei personaggi dei giocatori”, che mi fa piacere averla ritrovata in Il Mondo dell’Apocalisse e in Monsterhearts e che, sí, io voglio tornare ad essere un fan dei personaggi dei giocatori!


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