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Idee pazze per strani giochini di ruolo indie che non vedranno mai la luce, vol. 3

Prosegue la serie di post sulle mie strampalate idee per dei nuovi giochi di ruolo indie. Questa volta abbiamo un tris di giochi malinconici, come piacciono a me.

Dread Prophets’ Society

Il mondo, un tempo, era un posto fantastico e pregno di magia ma, ora, questa magia sta scomparendo e sta morendo. Una volta i maghi potevano intessere i loro incantesimi e piegare la realtà al loro volere, ma oggi siamo in un’era triste per il fantastico, e non possiamo che berci sopra.
Per giocare a questo gioco serve solo un mazzo di tarocchi e la compagnia di alcuni amici, una sera, in un pub. Durante la partita, si giocherà l’incontro di un gruppo di persone apparentemente normali, ma in realtà segretamente facenti parte della stessa congrega di maghi.
Il gioco parla della loro storia attraverso dei flashback e dei racconti: scene della loro vita passata improvvisate sul momento, quasi a simulare il classico chiacchiericcio da bar tra amici.
Forse la magia nel mondo starà anche morendo ma questo gioco ci poterà a capire che cosa è rimasto di magico nelle nostre vite quotidiane.

Meminisse

Nei film, nei fumetti e nella letteratura c’è sicuramente stato un grande abuso dell’imperativo futuro del verbo memo: memento. Io credo che si possa fare un bel gioco anche usando l’infinito perfetto di quel verbo: meminisse.
Vi è mai capitato di trovare nella vostra stanza, nella vostra casa, in quel piccolo angolino di vita che potete chiamare “vostro” un pezzetto lasciato lì da una persona che adesso non c’è più?
Che se ne sia andata o che sia venuta semplicemente a mancare, quella persona ha lasciato dentro di noi un vuoto che gli oggetti non possono certo colmare. Ma ad ogni oggetto corrisponde un ricordo, e i ricordi sono tutto quel che ci resta e che ben possono colmare quell’abisso inesprimibile.
Meminisse vuole essere un gioco di telemetria, di ricordi, di catarsi e di elaborazione del lutto.

Nevermore

Tutti noi siamo stati bambini e, da bambini, abbiamo creato e sognato i nostri regni fantastici, in cui eravamo gli eroi.
A un certo punto, abbiamo smesso di sognare e di giocare: siamo diventati grandi e siamo entrati nel noioso tran tran della vita quotidiana. Non ce ne siamo quasi più accorti, ma siamo diventati un po’ più grandi, un po’ più seri e un po’ più banali.
Questo è un gioco per una sola persona con un diario, un mazzo di tarocchi, delle penne o matite e tanta voglia di scrivere e disegnare, e l’occasione su base continuata di fare spostamenti più o meno lunghi come passeggeri.
Il viaggio quotidiano di un pendolare in Nevermore, può diventare il momento nel quale si torna bambini e vivere nuove entusiasmanti avventure nei propri regni fantastici ai quali la monotonia di tutti i giorni ci ha ormai negato accesso da tempo.

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