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Archipelago III: Breve panoramica

Archipelago III

Tanto per iniziare, Archipelago III è “Norwegian style” al 100%. Se hai presente giochi come Montsegur 1244, Witch: The Road to Lindisfarne o anche The Maquis of Ferrara, io li vedo molto in continuità come filosofia.

Archipelago III nasce della volontà di giocare storie alla Ciclo di Earthsea di Ursula Le Guin, ma in realtà, a mio avviso, va ben oltre. Si tratta di un gioco di ruolo per giocare storie epiche e dai tratti poetici, tanto che ci verrebbero bene anche tragedie nordiche (qualcuno ha detto “Love in the Time of Seið?), drammi cavallereschi, e persino un certo tipo di storie ambientate nell’universo di Star Wars.
Non c’è alcun GM, i giocatori hanno autorità su alcuni elementi dell’ambientazione e possono porre veto, se qualcuno introduce informazioni a loro giudizio inappropriate che riguardino gli elementi che patrocinano. Ogni giocatore crea un PG e imposta scene a turno. I personaggi non hanno componenti meccaniche. Il flusso del gioco è regolato da una serie di frasi rituali a disposizione di tutti, che permettono di regolare il flusso della narrazione. Se ti blocchi, una volta per sessione per giocatore, puoi pescare una carta fato e introdurre uno spunto, a partire dal testo della carta. Se una cosa risulta “complicata” per il tuo PG, un giocatore esterno al conflitto pesca una carta risoluzione e la interpreta a mo’ di tarocco per il tuo PG.
All’inizio di ogni sessione, ti arrivano almeno sei punti del destino, che sono eventi verso il quale spingere il tuo personaggio in gioco. Devi scegliere uno degli spunti del destino che ti arrivano dagli altri giocatori, e questi punti del destino non sono soggetti a discussione: non li contratti; scegli quello che ti piace e basta.
Credo che la mia breve panoramica finisca qui.

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