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Scion :: 1.1 Il segreto di Port Appin

Alex Argyll Campbell è una giovane pittrice scozzese che ha deciso di recarsi in Giappone per cercare fortuna nel mondo dei manga/anime. Ma la fortuna non è dalla sua parte, e le case produttrici la mettono alla porta con gli auguri per il futuro, perché il suo stile non è ancora maturo per il mercato giapponese, ma un domani chissà…
In taxi, sulla via per l’aeroporto di Tokio, Alex è catturata dalla visione surreale di un giardino giapponese, proprio in mezzo al centro pesantemente urbanizzato della città. Non credendo ai propri occhi, ma sentendosi fortemente attratta, decide di fermare il taxi e di entrarvi.
Le immagini che le si parano innanzi sono veramente suggestive: tutto è avvolto da un’atmosfera cosí mitica, pacifica e fantastica. Al centro del giardino c’è anche un piccolo tempietto giapponese aperto, con un altare della fortuna. Alex compie i gesti della tradizione giapponese che si usano in questi casi, ed ecco che dietro di lei sente un rumore di gocciolio metallico e i passi di una vecchina che le viene incontro, saltando da un sasso all’altro dello stagno.
Si tratta di un kunitsukami, un Dio del Mondo della tradizione giapponese, ma questo Alex non può ancora saperlo; di certo la vecchina le dice frasi difficilmente comprensibili e sembra conoscerla da quando era molto piccina. La rivelazione piú shockante è che sua madre sia in realtà Amaterasu, la dea giapponese del sole, e che – sebbene suo padre sia davvero il suo padre biologico – lo stesso non si può dire di sua madre (quella mortale). Come se non bastasse la dea minore informa Alex dell’incarico della lotta contro i Titani per conto del suo genitore divino, e affinché questa lotta dia i suoi frutti, prima di congedarla, le consegna come doni una katana e un anello magici.
Da un’altra parte del mondo, nel mezzo delle giungle mesoamericane, Duncan Robertson, mercenario anch’egli di origini scozzesi, sta portando avanti la sua missione contro i trafficanti di droga fino allo stremo. I membri della sua squadra sono tutti morti, e la missione finita è da un pezzo (è stato lui a completarla!), ma il richiamo del sangue e della battaglia è troppo forte, e da solo si ritrova a combattere con armi improvvisate, tendendo continue imboscate a singoli guerriglieri, continuando ad eliminarli senza pietà uno per volta.
Ecco che ne blocca uno con una freccia al ginocchio; lo prende e lo trascina via per torturarlo e ottenerne informazioni. Poi lo uccide. I trafficanti si mandano staffette in continuazione tra i due campi principali. La guerra chiama, lo sterminio non è finito. Lungo il percorso per uno dei due accampamenti Duncan incontra una staffetta, le sta appresso, ma è troppo veloce. Ecco che le spara con il mitra rubato al guerrigliero; ma la figura scompare. Ora tratti di giungla si muovono attorno a lui: lo stanno circondando. E poi una figura lo tocca sulla spalla; Duncan sta per fargli una presa, ma viene bloccato. Si trova davanti la figura di una staffetta con una borsa sulle spalle: è il dio Ermes (e Duncan non può neanche sospettarlo).
Duncan vorrebbe ucciderlo senza tanti complimenti, ma Ermes si muove con una rapidità senza uguali. Alla fine si stanca e gli rivela di essere stato mandato da suo padre, Ares, a completare la sua Visitazione, affinché lasci queste esili scaramucce in favore della ben piú impegnativa guerra contro i Titani. Duncan all’inizio non può credergli, ma in fondo l’ha sempre saputo, e quando l’ichor si risveglia nelle sue vene accetta i doni di Ermes – un gladio e il suo fodero magici; uno specchio che fa vedere il futuro, donato direttamente da Apollo; e un sacchetto di denti di drago che, se gettati a terra, evocano dei guerrieri spartani – e si mette in viaggio per tornare in patria e seguire la propria Leggenda.
Gli eroi tornano in Scozia, ognuno con i propri pensieri. Entrambi si recano al festival che si tiene a Port Appin, nella contea di Argyll; per Alex si tratta del proprio paese natale, per Duncan è l’occasione per bere della buona birra e menare qualche testa calda. Qui la festa sopprime, anche se di poco, il clima di tristezza generale: diverse persone stanno scomparendo da qualche mese, e anche una delle migliori amiche di Alex, Emily MacCormack, è scomparsa da qualche settimana.
Ad un certo punto, mentre tutti sono nel pub, Anish, il vecchio ubriacone del paese comincia a parlare di cose strane e di antiche leggende: la gente di Port Appin si travestirebbe da spiriti e demoni (alla maniera di una specie di Halloween) per onorare gli spiriti con i quali il villaggio, in preda ad una carestia ed epidemia, diversi secoli fa strinse un patto. Gli altri abitanti del villaggio lo invitano ad uscire e a non spaventare gli avventori con queste antiche storie insensate. Tuttavia Alex e Duncan sembrano incuriositi e lo seguono fuori. Alex sa bene che Anish ha perso tutta la sua famiglia, sparita nel nulla, e da allora ha trovato sostegno solo nell’alcol. Dal momento che gli mostra confidenza, il vecchio approfondisce ancora di piú i suoi racconti con dettagli sospettosi dal punto di vista soprannaturale.
È proprio allora che passa il padre di Emily MacCormack, Jackob, che lancia un saluto in direzione di Alex e le si avvicina per parlarle della sparizione della figlia. Nessuno ne sa piú nulla, nemmeno la polizia, ma i suoi sospetti ricadono su un giovane dalle tendenze dark e sataniste che la giovane stava frequentando da un po’ di tempo; egli la stava facendo impazzire di sospettosità nei confronti della sua famiglia e degli abintanti del villaggio stesso, inoltre i due avevano preso la cattiva abitudine di frequentare i cimiteri nottetempo.
Duncan non può fare a meno di intervenire e si offre di cercare il ragazzo per dargli una lezione; Alex a sua volta si offre di cercare Emily, cosí come stanno facendo altri ragazzi del paese. Per cominciare i due si recano con Jackob a casa dei MacDonald per cercare qualche indizio che la ragazza potrebbe aver lasciato. In effetti nella sua stanza trovano una foto del ragazzo, che pare chiamarsi Will, e una pagina di riflessioni di Emily in cui scrive di essere convinta che Will abbia ragione, che non ci si possa piú fidare né del padre né degli altri del villaggio.
Dal piano terreno della casa giungono le grida di Jackob e sembra che qualcuno stia cercando di entrare in casa. Si tratta di un manipolo di sei zombi che stanno letteralmente facendo a pezzi le porte e le finestre, e alla fine entrano. I due eroi coraggiosamente li fronteggiano, ma hanno la peggio e si ritrovano al suolo privi di sensi, mentre sembra che gli interessi dei non morti fossero tutti volti al sequestro di Jackob.
Al loro risveglio in ospedale la polizia li ascolta e decide che non sono implicati, per ora, nella faccenda, dal momento che il vecchio Anish conferma, per quello che può, la loro versione. Quello che stupisce è il loro rapidissimo recupero dai tremendi colpi subíti, dai quali si riprendono in poco piú di un giorno solare.
Ma la ricerca non è finita: tornati come nuovi, i due eroi si recano ai cimiteri della zona, e scoprono che molte tombe “simboliche” delle persone scomparse sono state smosse e profanate, come se qualcosa vi fosse uscito dall’interno… eppure quelle tombe dovrebbero essere vuote. Inoltre al cimitero sta fiorendo qualche esemplare di una rara pianta che Alex sa trovarsi da tutt’altra parte; quindi qualcuno deve avercela portata, spargendone inconsapevolmente i semi.
Duncan e Alex decidono di recarsi nel bosco infestato dagli spiriti, secondo le credenze locali, dove da piccoli vanno i bambini per dimostrare coraggio e dove crescono quei fiori particolari. Laggiú, oltre alle rovine di una plurisecolare commenda templare, c’è una baracca di legno e lamiere, deserta e con dentro strani simboli e ingredienti di natura occulta.
Ma ecco che si sentono dei rumori attorno, e i due eroi si vedono circondati da una dozzina di zombi e dalla figura di Will, che gli punta contro un’arma. Dallo scambio di battute che ne segue, emerge che Will amava veramente Emily, che suo padre Jackob, da lui fatto sequestrare, è ancora vivo, anche se non se lo meriterebbe, dal momento che è stato lui ad uccidere la figlia. Infatti Jackob, come altri in paese, fa parte di un culto segreto che onora l’antico patto di cui parlava Anish: la gente scomparsa viene sacrificata alle progenie titaniche, che a loro volta donano prosperità e benessere al villaggio. Ogni tanto, però, c’è bisogno di un sacrificio un po’ piú consistente, e circa metà del villaggio deve sparire (l’ultima volta è successo a metà Ottocento). Ora sembra che stia per succedere la stessa cosa, dal momento che Will, in realtà uno Scion di Hell, ha notato che una entità titanica già si aggira per la contea, e dai riti che il culto sta facendo, probabilmente si appresta a svegliarne un’altra. Inoltre tutti i cultisti hanno bevuto il sangue dei giganti e pertanto sono dei thrall, terribili e violenti schiavi mortali dei titani. Da qui la necessità per Will di creare un esercito di morti per combatterli.
Il racconto dello Scion di Hell è convincente e riempie parecchi buchi che prima non erano chiari, inoltre sembra incredibilmente sincero. Per tutte queste ragioni Alex e Duncan decidono di unirsi a lui nella lotta al culto dei giganti della cittadina scozzese di Port Appin.

Punti esperienza: Alex 5, Duncan 5

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